“Ma tu cosa ne pensi di Facebook?”
La domanda è arrivata ieri pomeriggio da un’amica insegnante in un liceo. La mia risposta è stata: “E’ uno strumento, nulla di più nulla di meno. Ha delle funzioni utili e permette di fare anche una serie infinita di stupidaggini. Puoi farne un uso intelligente o perderci tempo. Dipende. Io ho un mio profilo e sono passata dal chiedermi a cosa servisse, alla sorpresa di trovarci tanta gente, ad un’esplorazione smodata e, forse, adesso ad un uso più sensato, funzionale ad alcune mie attività.”
Credo che la mia posizione le sia piaciuta. Non ho tardato a scoprire quali erano i reali motivi della sua richiesta, anche perché avevo già avuto modo di rifletterci insieme ad un altro amico, anch’egli insegnante. La sua perplessità nei confronti di Facebook non nasceva infatti dalle caratteristiche dello strumento in sé, ma dall’uso di esso che ne fanno alcuni suoi colleghi, colpevoli a suo giudizio, di mettersi a scimmiottare i propri studenti. Non voglio mettermi ad indagare sulla questione, anche perché non avrei alcun titolo né informazione per farlo. Rispetto gli insegnanti che decidono di non aprire un profilo per non trovarsi in situazioni delicate nei confronti dei propri studenti e immagino che coloro che decidono invece di farlo siano mossi da ottime intenzioni. Vorrei invece fare mia un’affermazione di mio marito, che commentava così: visto che Facebook è tanto usato anche dai ragazzi, penso che gli insegnanti dovrebbero esserci e continuare a essere educatori anche lì, proponendo uno stile “diverso” (dove con diverso si intende diverso dal mordi e fuggi, dalla cretinata gratuita, dall’accontentiamoci della superficialità, basta esserci). Anche un profilo su Facebook e il suo uso possono essere un modo per essere di esempio.
Gli articoli allarmati e allarmanti in cui si mettono in luce le potenzialità distruttive dei social networking mi fanno francamente sorridere. E mi chiedo: ma la capacità di giudizio delle persone dov’è finita? E’ stata risucchiata nel cyberspazio? Oppure non è mai esistita? Se una tecnologia è in grado di controllarmi non credo che il problema stia nella tecnologia, semmai nella mia fragilità. Il vero guaio dei ragazzi non è internet, è il fatto di avere o meno davanti a sé giovani e adulti veramente adulti, testimoni credibili di un modo d’essere interessante, bello, soddisfacente, persone in cammino con pregi e difetti, consapevoli dei propri limiti e delle proprie risorse e costantemente impegnati a migliorare se stessi e il resto del mondo, anche attraverso Facebook.
A Month of Reflection
4 mesi fa
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