12.17.2007

il talento e le scelte

Ho giusto qualche minuto prima di cominciare a cucinare, così ho pensato di andare a frugare tra i miei "estratti libreschi", cioè in quella raccolta di passaggi tratti da libri che mi sono particolarmente piaciuti, deposito in crescita continua. Mi sono imbattuta in un passo di Peter Hoeg, La bambina silenziosa in cui si afferma che il talento è la capacità di escludere. Tutti quanti facciamo delle scelte. Alcune sono indolori, quasi automatiche, altre difficili. E' una questione che mi mette sempre sulle spine, perché mi sento chiamata terribilmente in causa, io che amo fare tantissime cose e che mi riduco spesso a dedicare loro meno tempo di quanto vorrei. Accade ancora così, anche in questi mesi strani e ricchi, anche se sembra che la nebbia si stia diradando. Quasi sempre penso che se il talento è questo, io non ne ho per nulla. Ma forse non è così: molte qualità sono più difficili da gestire di poche qualità. Sono superba? Forse sì. Lo scoprirò nel tempo. Sento semplicemente la responsabilità di farle crescere.
Mi capita frequentemente di pensare al modo in cui, da ottobre a questa parte, tutto si sia mosso con estrema rapidità. Eppure non sono stanca, non è questo che mi porta stanchezza. Alcune decisioni si sono imposte con una forza che mi ha stupito: la ripresa del lavoro sulla tesi di dottorato per prepararla alla pubblicazione (incrociamo le dita), l'iscrizione al Master per Multimedia Project Manager, l'entusiasmo di mettersi a imparare cose nuove, il desiderio di restituire slancio al mio interesse per la musica, progettando una sterzata verso due ambiti diversi e in gran parte sconosciuti, come il jazz e la musica antica.
E' tutto soltanto all'inizio, ma mi sorprende. Tutte queste scelte nascondono insidie e il rischio di un fallimento. Sono investimenti grossi, ho bisogno di forza.