Questa mattina mi è capitato sotto il naso un passaggio di un libro che ho letto quest'estate: E' una vita che ti aspetto, di Fabio Volo. Ma è un libro che parla solo di sesso, osserverà qualcuno. Invece no. E' un libro che parla di crisi. Mi ricordo di aver pensato, leggendolo: Cavolo, c'è più gente in crisi di quanta pensassi. Perché in effetti non sembrerebbe, ad uno sguardo distratto.
Accade probabilmente intorno alla soglia dei trent'anni: uno si guarda addosso e cerca di fare un bilancio. Ci si chiede dove si è arrivati, a cosa sono serviti gli sforzi fatti, se si è soddisfatti di come si è, si pensa a dove si vorrebbe andare. Mi sembra una cosa bella, anche se porta con sé una dose di sofferenza.
Ma il passo in questione mi piaceva per un altro motivo. Il protagonista si domanda se le cose abbiano sapore in sé, oppure se sia l'incontro con ciascuno di noi a darglielo. Non è male come pensiero. Ci restituisce un grande potere, la possibilità di influenzare le cose. Come i profumi reagiscono in modo diverso al contatto con la pelle di ognuno, così le percezioni sono diverse da persona a persona. Dipende da noi. E probabilmente abbiamo un ampio margine di scelta.
Questa mattina mi sono svegliata un po' triste. Non avevo voglia di alzarmi e di andare a Milano a lavorare. Mentre ero in macchina e osservavo il disco rosa del sole appena nato, ho pensato al mio piccolo sole interiore. La giornata sta andando davvero bene.
A Month of Reflection
4 mesi fa