3.13.2009

Una pausa da Internet per tornare alla realtà?

Il 23 febbraio sul sito del Corriere della sera è apparso un articolo di Francesco Alberoni dal titolo “Una moratoria per i giovani Spengano YouTube e chat Un modo per riprendere contatto con la realtà”. Il titolo mi ha fatto sorridere e, naturalmente, pensare. Così oggi, complice una pausa forzata, sono tornata a leggere quel testo con maggiore attenzione. Alberoni parte da una considerazione estremamente seria, riguardante l’uso di droghe che un tempo avremmo definito pesanti (cocaina, eroina) da parte di un numero a quanto pare elevato di adolescenti milanesi.Dalle interviste è emerso che uno dei canali attraverso i quali è possibile acquistare droga è proprio la rete.

 

Segue un’osservazione molto interessante che cito testualmente: “Questi adolescenti quando sono a scuola, in casa, quando si trovano con gli adulti non ascoltano. Comunicano solo all'interno del loro universo adolescenziale con mezzi che gli adulti non possono controllare: sms, Internet, chat, YouTube, altre web-tribù. Si incontrano di notte, nelle discoteche e nelle feste. Coi genitori recitano, e questi non sanno nulla della loro vita reale. Considerano i docenti dei falliti che insegnano cose inutili e guardano con compatimento gli psicologi. Fra loro parlano poco, piuttosto chattano e ascoltano musica.” (Per inciso: poveri noi adulti, mi farei qualche domanda sulla nostra capacità di essere punti di riferimento interessanti).

 

Sappiamo benissimo che questa descrizione non rende giustizia ai numerosissimi adolescenti e ragazzi che invece hanno un sacco di cose da fare, si impegnano con passione nelle loro attività quotidiane, dallo studio allo sport, ad un’arte o anche semplicemente un hobby e che sanno stare vicini alle persone a cui vogliono bene. Ma è anche vero che fotografa un aspetto della realtà che sarebbe sciocco ignorare o sottovalutare. Prosegue Alberoni: “La separazione fra il mondo giovanile e adulto è incominciato negli anni '60 del secolo scorso con i figli dei fiori, il movimento studentesco, la rivoluzione sessuale. Molti di questi giovani hanno avuto problemi, ma perlomeno avevano radici e ideali. La nuova generazione non ha radici, non ha fondamenti etici, non ha cultura né classica, né politica.” Sono pienamente d’accordo con lui: il fatto che i giovani cerchino di staccarsi dal mondo degli adulti, siano in qualche modo ribelli, rifiutino parte di ciò che è loro proposto fa parte della vita, del percorso di crescita di ciascuno. Anch’io ho pensato per anni che non avrei fatto così oppure cosà (e in effetti non l’ho fatto, sono andata dritta per la mia strada facendo però tesoro dei consigli delle persone che amavo e stimavo). Il vero problema sta nell’assenza di fondamenti, di ideali, di cultura, di VOGLIA DI VIVERE. Ho appena messo il punto a questa frase e già il mio pensiero si ribella: ma siamo davvero sicuri che sia tutto qui? Gli adolescenti che vivono quasi solo nel web, gli adolescenti che si drogano, gli adolescenti che cercano il rischio lo fanno perché non hanno fondamenti, ideali, cultura, voglia di vivere? Mi viene il dubbio che non sia così semplice. Come continuo ad avere il dubbio che non basti la moratoria proposta (due mesi di chiusura di Internet, chat, discoteche) perché ricomincino ad interessarsi ad altro. Può essere uno stimolo certamente: io non guardo mai la TV e ho tempo per fare un sacco di altre cose. Ma non faccio tante altre cose perché non guardo la TV. E’ proprio il contrario: non trovo il tempo di guardare le boiate che trasmettono in TV (e nemmeno i buoni programmi) perché trovo più interessante fare mille altre cose. Un ostacolo serve a farci cambiare rotta solo se vogliamo veramente arrivare da qualche parte e solo nel momento in cui riusciamo a trasformarlo in opportunità. Quante volte una strada sbarrata ci ha semplicemente bloccato (=rinuncia) e quante volte è diventata stimolo per trovarne un’altra (=apprendimento, scoperta)? Soltanto noi possiamo trasformare una mancanza in risorsa: la necessità non si fa di per sé virtù.

Ma questo è positivo, perché ciascuno di noi ha la straordinaria possibilità di imparare che ogni cosa può diventare bene e di rendere testimonianza di questo. Chissà che questo piccolo passo non ci renda già adulti più credibili.