12.09.2007

Essere utili

Mercoledì scorso ho fatto due chiacchiere con una studentessa. Il nostro discorso mi ha portata a riflettere sulla necessità che sentiamo di renderci utili. Credo sia un'aspirazione molto nobile, ma nasconde il rischio del sacrificio di sè: sulla base di quali criteri, infatti, decidiamo che un comportamento è servizio e uno non lo è? Un medico, un infermiere, un insegnante, un assistente sociale, uno psicologo... sono necessariamente persone a servizio di qualcuno^ E uno spazzino, un pittore, un commerciante, un conducente di autobus, un manager, un impiegato, un cantante no?
L'attenzione all'altro è necessaria alla nostra felicità? Credo di sì. come lo è il suo reciproco, cioè il fatto che gli altri prestino attenzione a noi (mi vengono in mente parole che ascolto spesso alla radio in questi giorni: I need a friend to be happy). Ma questa attenzione si concretizza necessariamente in determinate attività e non in altre? Penso proprio di no. Certo, se sono sdraiato su una spiaggia a prendere il sole, la mia attenzione potrebbe sembrare poco evidente. Però anche il riposo e la cura di sé sono parti essenziali dell'esistenza. Esaurito servo a ben poco. Invece se mi dedico con impegno e passione a cio che faccio, a ciò che è mio dovere ma anche a ciò che mi dà soddisfazione, sto costruendo i presupposti di una mia pubblica utilità, facendo di me una persona felice.