3.20.2008

Sconfitte o svolte?

Telefono alla mia amica S. per farle gli auguri di Pasqua con tutta calma e scambiare quattro chiacchiere. Si parla di lavoro, stanchezza, sensazioni di smarrimento, voglia di capire in che direzione muoversi... Una telefonata leggera, ma ad alto rischio depressivo.
Ed ecco che mi ricapita sotto gli occhi un bell'articolo apparso tempo fa su L'Espresso: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Siate-curiosi-siate-folli/1463668.
Mi era piaciuto allora e sono contenta di averlo riletto oggi. L'autore è Steve Jobs (Apple). Jobs racconta tre episodi della sua vita che da apparente sconfitta si sono tramutati in opportunità: l'abbandono del college, il licenziamento da parte di Apple nel 1985, la scoperta di un tumore per fortuna ben curato. A posteriori Jobs riconosce che questi momenti dolorosi hanno aperto nuove strade, gli hanno permesso di intuire realtà che prima rimanevano nascoste.
Un amico a cui avevo girato il link ha commentato: certo, è facile per uno come Jobs (Apple, NeXT, Pixar) parlare così. Non credo: che cos'ha di diverso da me? Non penso che per lui sia stato facile lasciare il college, sapendo che la sua famiglia aveva fatto sacrifici per dargli questa possibilità, accettare di essere licenziato da una società che aveva contribuito a creare, accorgersi che la morte camminava al suo fianco. Jobs stesso lo dichiara e precisa:
Non è possibile 'unire i puntini' guardando avanti; si può unirli solo dopo, guardandoci all'indietro. Così, bisogna aver sempre fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. [...] Perché credere che alla fine i puntini si uniranno ci darà la fiducia necessaria per seguire il nostro cuore anche quando questo ci porterà lontano dalle strade più sicure e scontate, e farà la differenza nella nostra vita.
Si tratta di avere fede, di quella fede che tanti dichiarano di non avere, ma della quale si sente sempre bisogno, che si tratti di una religione o di un semplice anelito dello spirito.
Ho appeso l'articolo di Jobs in cucina, per ricordarmi che tutti abbiamo un mare di possibilità, ma anche che queste non sono sufficienti:
Bisogna trovare quel che amiamo. [...] Chi non l'ha ancora trovato, deve continuare a cercare. [...] E, come in tutte le grandi storie d'amore, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano (e su questa affermazione varrebbe la pena di aprire un altro post! ndr). Perciò, bisogna continuare a cercare sino a che non lo si è trovato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Datemi una barca, disse l'uomo. E voi, a che scopo volete una barca, si può sapere, domandò il re. Per andare alla ricerca dell'isola sconosciuta, rispose l'uomo. Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più. Sono tutte sulle carte. Sulle carte geografiche ci sono soltanto le isole conosciute. E qual è quest'isola sconosciuta di cui volete andare in cerca? Se ve lo potessi dire, allora non sarebbe più sconosciuta". (José Saramago, Il racconto dell'isola sconosciuta. L'articolo che hai citato mi ha fatto venire in mente questo breve racconto da cui ho stralciato forse il brano più citato: siamo tutti cartografi, per necessità progettiamo, ma la prima cosa in cui bisogna credere è l'imprevisto!